La campionessa Michelle Jenneke e i suoi esercizi di riscaldamento "particolari"

Meno esercizi di riscaldamento, più performance

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Un recente studio dell'università canadese di Calgary pubblicato sulla rivista Journal of Applied Physiology, sostiene che per ottenere le massime prestazioni sportive, il tempo dedicato agli esercizi di riscaldamento deve essere ridotto al minimo. Così facendo si evita di affaticare i muscoli prima della competizione.
Questa idea potrebbe essere definita quasi rivoluzionaria, se si pensa che fino ad ora si è dedicato parecchio tempo al riscaldamento pre-gara.
Il ricercatore che ha condotto questo studio ha testato la sua ipotesi su dieci ciclisti professionisti, abituati a gareggiare su pista. Sono stati confrontati quindi gli effetti del riscaldamento tradizionale, intenso e lungo, con quelli di uno più rapido e meno impegnativo.
Alla fine dei test, i risultati ottenuti non hanno lasciato spazio a equivoci: il nuovo tipo di riscaldamento ha prodotto meno affaticamento muscolare e una potenza superiore del 6% rispetto a quella ottenuta con il metodo tradizionale.
Il consiglio è quindi quello di non cercare di raggiungere necessariamente il fenomeno di potenziamento post attivazione (PAP), che provoca un miglioramento transitorio della contrattilità muscolare di durata compresa tra 5 e 10 minuti, ma piuttosto di ottenere lo stesso risultato con esercizi molto intensi ma di durata breve.
Questo tipo di riscaldamento può risultare molto utile per quegli atleti che devono disputare più gare, a brevi intervalli di tempo l'una dall'altra, evitando quindi l'affaticamento muscolare derivante da esercizi di riscaldamento intensi e di lunga durata.

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