
IL PIEDE NELLA CORSA di Luca Vena
La corsa è stata una componente essenziale dell’esistenza quotidiana dell’uomo nel corso del tempo. Più recentemente, l’uomo ha utilizzato la corsa per lo sport e la forma fisica. Attualmente stiamo progredendo verso distanze ancora più esigenti (ossia, ultramaratone e combinazioni di sport di resistenza) che comportano nuove sfide per i partecipanti “caviglia dell’ultramaratoneta” e i loro corpi, così come per i medici che li curano.
La popolazione attuale è molto attiva, con più del 59% degli adulti coinvolti in qualche forma di esercizio fisico. L’undici per cento di quelli esaminati sono Jogger, con il 25% di essi che corre almeno 3,2km al giorno. Con le forze di impatto che durante la corsa oscillano da tre a otto volte il peso del corpo e una media di 800 battute di piede per ogni 1600 metri, è plausibile attendersi lesioni secondarie alle enormi richieste poste alle articolazioni e alle strutture di sostegno del piede e della caviglia. Infatti revisionando la letteratura, il tasso annuo di incidenza per le lesioni da corsa varia dal 37% al 56% .
Le lesioni da corsa sono solitamente di origine multifattoriale. Questi fattori possono essere divisi in estrinseci ed intrinseci . I fattori estrinseci sono i più comuni ( 60-80%) e consistono in errori di allenamento, terreno, composizione della superficie di allenamento. I fattori intrinseci allineamento osseo, condizione muscolare, lassità legamentosa etc.
Sorprendentemente molti studi hanno dimostrato che fattori come età, sesso, peso, altezza non contribuiscono statisticamente ad un’aumentata incidenza di lesione. La maggior parte delle lesioni è associata ad errori di allenamento. Anomalie anatomiche che possono non causare sintomi nelle normali attività, possono portare ad una significativa disabilità quando si corre. Ad esempio una eccessiva pronazione della caviglia può provocare un peritendinite achillea, una fascite plantare, una tendinite del tibiale posteriore, una borsite della zampa d’oca, fratture da stress mentre un piede cavo può provocare una tendinite dei peronieri una metatarsalgia una borsite trocanterica.
Nel valutare lesioni da corsa è importante determinare quale è il problema principale e quale problema secondario esso abbia causato. Spesso, se una gamba è lesa , l’altra gamba svilupperà una lesione per ipercompensare la gamba più debole. Per esempio, se un ischio crurale è strappato nella gamba opposta può avvenire una frattura stress. In presenza di iperpronazione del piede, può comparire una sublussazione rotulea . Per tale problema, porre un supporto dell’arco longitudinale della scarpa da corsa e diminuire l’iperpronazione del piede correggerà la gonalgia .
Talvolta si può sviluppare una sciatica oltre che per i problemi del rachide ma anche per un iposviluppo dei muscoli addominali e un ipersviluppo dei muscoli della schiena.
Spesso, l’eziologia delle lesioni da corsa può essere ricondotta ad una modifica o ad errori nel programma di allenamento, al tipo di scarpa e alle superfici di allenamento. I diari di corsa possono essere conservati per registrare quanto allenamento è stato fatto, le scarpe indossate e la superficie su cui si è corso . inoltre, rapidi cambiamenti di peso possono sfociare in una lesione muscoloscheletrica da carenza nutrizionale.
Non tutti gli squilibri biomeccanici necessitano di una correzione. Per esempio, un’ineguale lunghezza delle gambe che non è mai stata mai trattata e non ha causato problemi secondari può non necessitare di un trattamento. Una lieve deformità in pronazione può non richiedere un trattamento.