Quali sono i fattori che influenzano maggiormente il battito cardiaco mentre corriamo?

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Il battito cardiaco è sempre un buon parametro per valutare quanto duramente stiamo lavorando

Il battito cardiaco, o “pulsazioni” è misurato in battiti al minuto (BPM). Battiti che, quando facciamo esercizio fisico, aumentano, mentre diminuiscono man mano che ci rilassiamo. Dato il loro collegamento con i nostri sforzi, il battito cardiaco è sempre un buon parametro per valutare quanto duramente stiamo lavorando.

Come funziona il battito cardiaco

La relazione tra battito cardiaco e attività sportiva dipende dal fatto che, man mano che il nostro sforzo aumenta, il cuore pompa più sangue, per irrorare i muscoli. In questo modo, la muscolatura riceve ossigeno e altri elementi necessari per l’attività.
È possibile determinare il bpm ideale utilizzando una formula basata sul’età e sul bpm massimo raggiunto. Durante la corsa, dovremmo mantenerci intorno al 70% del nostro massimo, evitando sia picchi che un eccessivo rilassamento. Come monitorare questo parametro? Potete acquistare un cardiofrequenzimetro da polso, uno strumento simile a un orologio, che misura i nostri parametri avvisandoci se stiamo uscendo dalle soglie limite.

Cosa influenza il battito cardiaco quando corriamo

I fattori sono diversi: l’età, il livello di allenamento, la temperatura e l’umidità, ma anche lo stress e alcuni medicinali che fluidificano il sangue o alzano la pressione. Per stabilire invece il range massimo: 220 meno la vostra età. Ad esempio: se avete 40 anni: 220-40. Il vostro massimo è 180, e dovrete cercare di rimanere al 70% di 180. Puoi saperne di più su questo argomento leggendo su questo sito.
La maggior parte degli atleti adulti cerca di stare tra i 100 e i 160, ma è un fattore oltremodo soggettivo, da prendere quindi come indicazione di massima, così come la percentuale, che può aumentare o diminuire a seconda del tipo di sforzo che si sta facendo in quel momento. Anche per questo un cardiofrequenzimetro da polso è quantomai importante, consentendoci di tenere sotto controllo il battito in ogni fase dell’attività.

Pressione sanguigna troppo alta: che succede?

Bisogna assolutamente evitare di andare verso il valore massimo per troppe volte, perché potrebbe essere dannoso per la salute, specialmente per chi si allena da poco. Parliamo di dolori al petto, aritmia, disagio fisico generalizzato, e un sensibile aumento del rischio di attacchi cardiaci.
In particolare, quando si comincia ad avvertire una sensazione di affaticamento, e il cardiofrequenzimetro segnala che si stanno superando i valori limite, è meglio ridurre gradualmente l’attività, per fermarsi in modo “soft”.


Donne in una maratona

Pressione troppo bassa: che significa?

Se il cardiofrequenzimetro da polso segnala che la pressione è la stessa che avete quando siete sul divano a guardare la tv: complimenti. È ora di aumentare l’allenamento. Avete raggiunto il vostro primo obiettivo, e siete pronti a passare allo step successivo, impegnandovi un po’ di più.
Anche per questo il cardiofrequenzimetro è importante e andrebbe portato in ogni occasione: ci consente di conoscere il nostro battito in ogni occasione, e di utilizzare i valori raccolti come utili strumenti di confronto per capire se un allenamento non è efficace. In poche parole, il battito è un parametro che segnala quanto velocemente dovreste correre.

Si può allenare il battito cardiaco?

Certo! C’è una tecnica apposita, che distingue il tipo di allenamento per “zone”. Le zone a loro volta indicano un tipo di obiettivo: chi deve correre una maratona è diverso da chi vuole perdere 5kg, e l’allenamento deve riflettere questa differenza.Abbiamo detto che, in media, bisognerebbe attestarsi intorno al 70% del proprio massimo, ma anche che questo è un valore variabile.
Per piccoli obiettivi, basta anche il 50%, mentre per allenamenti agonistici, pensiamo ad esempio ai maratoneti, si arriva fino al 100%. Si può anche aumentare progressivamente, rimanendo in una “zona” finché non ci si sente pronti per passare alla successiva. È importante però non rimanere fissi su una zona, anche in questo caso aiutandosi con il cardiofrequenzimetro da polso per sapere quando passare alla fase successiva o rallentare.

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Sono un atleta semplice, non l’amico bravo, né quello esperto. Sono quello che arriva a metà gruppo e che mette il ghiaccio sul ginocchio dopo le gare più lunghe. Ho iniziato a nuotare tardi, poi a correre ed infine ad andare in bicicletta. Senza...
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