Che fine ha fatto l'Atletica Leggera in Italia?
Poco più di due settimane fa si sono conclusi i campionati mondiali di Atletica Leggera, nella splendida cornice di Londra, con uno stadio sempre gremito di spettatori.
La regina delle discipline sportive parca di emozioni per la nostra nazione ha invece saputo elargire spunti interessanti per tutto il movimento del mezzofondo e del fondo.
Partendo dalle note dolenti, la sola grande “Nelly” Palmisano, fantastica marciatrice, è riuscita a regalarci una emozionante medaglia, poi il nulla. Se proprio si vuole “premiare” qualcuno, meritevole di nota, abbiamo solo un quinto posto del maratoneta Daniele Meucci che al fotofinish conquista una posizione di tutto rispetto.
Ma dove sono finiti i nostri atleti? Dove sono i discendenti di Cova, Antibo, Panetta, Mei, solo per citarne alcuni. Dov’è finita l’atletica che si insegnava nelle scuole e che culminava con i giochi della gioventù? Partendo dal presupposto che l’atletica leggera a livello giovanile è propedeutica a tutte le altre discipline, perché non viene fatta nelle ore preposte e non viene fatto un piano di educazione fisica degno di nota?
Antonella Palmisano dopo la conquista del bronzo nella 20km di marcia, ai Mondiali 2017 di Atletica Leggera a Londra
Non vogliamo nemmeno andare a scomodare i modelli scolastici del nord Europa, che soffrono di condizioni climatiche tutt’altro che favorevoli e che invece esprimono grande interesse per questa disciplina. Credo che si debba parlare di meno e fare di più. L’ Atletica Leggera in termini di Federazione e gli Atleti come parte in causa debbono sicuramente fare di più! Inutile riempire le pagine di parole, propositi e giustificazioni. Nell’atletica è tutto molto semplice ed è di disarmante semplicità misurarne i risultati, basta un metro od un cronometro, nient’altro. Tutti competono nelle medesime condizioni, soprattutto nel mezzofondo e nelle lunghe distanze.
La buona notizia è che a quelli che ci dicono “gli atleti del continente africano sono più forti”, rispondiamo con qualche nome; Emma Coburn e Frerichs entrambe americane, capaci di sbaragliare la concorrenza nei 3000 siepi, relegando la prima africana al terzo posto. Oppure Jager che, sempre nelle siepi al maschile, agguanta un bel bronzo ed ancora Bosse, atleta francese che si prende un oro negli 800 metri.
Delle prime 10 nazioni del medagliere, 4 sono europee ed alcune medaglie vengono dalla corsa.
L’atletica è fatica, disciplina, rigore e sacrificio. Lo sanno tutti quelli come noi che all’alba si alzano e calzano le scarpette ancora assonnati, o che la sera dopo una giornata di lavoro vanno al campo di atletica leggera per una seduta di ripetute. Tutto questo per puro piacere o per la competizione provinciale della domenica.
Questo è quello che dobbiamo riuscire a trasferire ai nostri ragazzi se vogliamo costruire una generazione che parli di meno e faccia di più, perché quel gradino del podio, qualunque esso sia, vale le fatiche fatte nel viaggio per raggiungerlo.
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