La corsa: miti da sfatare e fattori da non trascurare

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Fra gli innumerevoli passaparola che ci sono tra gli amatori, che spesso preannunciano grandi miglioramenti, ce ne sono molti sopravvalutati ed alcuni trascurati. Con questo articolo vogliamo porre alcune considerazioni in merito.

Iniziamo dagli integratori, utili quando si svolge una programmazione abbastanza consistente e di una certa intesità/volume, ma rivolti prevalentemente al settore assoluto/professionista che al mondo amatoriale. Gli amatori spesso emulano i professionisti, illudendosi che un integratore usato dal top runner possa farli migliorare. Ma come si può ben intuire non esiste nessun integratore in grado di far migliorare significativamente la prestazione. Come dice la parola stessa, gli integratori servono ad integrare quando, con una corretta alimentazione, non si riesce a far fronte alle esigenze fisiche. Si comprende che chi si allena tre, quattro volte a settimana e sa gestire una corretta alimentazione ha ben poco da integrare. Di contro, per un atleta che si allena dieci, dodici volte a settimana, con volumi ed intensità importanti, l’integrazione diventa un fattore reale da considerare e ben bilanciare con la propria dieta. Non c’è ombra di dubbio che, se in estate si corre un lungo con temperature alte, integrare con un po’ di sali minerali può essere d’aiuto, ma questo non costituisce una regola fondamentale per fare il lungo.


Un altro argomento ricorrente fra chi pratica il running riguarda il fattore psicologico. Non basta dire: “Nel momento della fatica devo ripetere a me stesso che ce la devo fare… E ce la farò!”. Solo un soggetto equilibrato riesce a ottenere il meglio dal proprio corpo e riesce a gestire al meglio le proprie capacità e possibilità psico-fisiche.

Altro argomento ricorrente negli spogliatoi è l’importanza del vestiario, in particolare delle scarpe. Anche se molti studi sottolineano la valenza del peso delle scarpe, con affermazioni del tipo: ogni 100 g ai piedi si rallenta di 1″/km, quindi indossare scarpe da 200 g o da 300 g fa una differenza di 10″, è anche vero che correre maratone con scarpe troppo leggere significa amplificare i micro-traumi, rendere meno elastiche le gambe quando la fatica comincia a farsi sentire e quindi ridurre l’efficienza. Quindi la scelta delle scarpe in base al peso deve essere ponderata, ma senza diventare maniacale. È molto più importante la comodità della scarpa che si deve adattare al proprio modo di correre.


Altro argomento diffuso tra i podisti riguarda lo stile di corsa. Ovviamente avere una buona meccanica di corsa aiuta ad essere più efficienti e, a parità di spesa energetica, si riesce ad andare più forti. Ma, mentre questo elemento diventa importantissimo per un top runner che deve correre a velocità importanti, viene un po’ meno per gli amatori, in particolar modo per chi corre saltuariamente. A parte il fatto che spesso la cosa conduce a infortuni, la probabilità di modificare il gesto atletico ormai consolidato da anni è veramente minima. La situazione si ribalta in presenza di un giovane atleta o di chi è alle prime armi, per i quali l’imposizione di uno stile può anche modificare correttamente la crescita muscolo-scheletrica. Non è possibile definire uno stile ottimale per il runner, sicuramente, però, dedicare del tempo agli esercizi che servono per perfezionare la tecnica di corsa, migliorando l’elasticità muscolare, la mobilità articolare e il potenziamento, non guasta, ma senza porvi particolare accento o enfasi.

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Classe 1989, Regista Autodidatta del primo programma televisivo a cadenza settimanale sull'Atletica Leggera chiamato "Riflettori sull'Atletica".
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Nasce a Torino il 09 settembre 1963; manager per un Industria del settore Gomma-Plastica; innamorato da 32 anni di Maria Grazia, sposato da 25, padre di due splendide bimbe Noemi di 21 anni e Irene di 19 anni; da sempre ama lo sport, corre da 34...
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