Corri con la testa e avrai vinto la sfida con te stesso!

di Andrea Cassanelli - Mer, 04/07/2018 - 11:19
Sapersi ascoltare è una capacità che tutti noi dovremmo allenare: è fondamentale per ottenere i risultati sperati nella corsa, o in qualsiasi altro sport

Mi è capitato di vedere recentemente un documentario su uno dei miti del calcio Britannico di nome George Best. Già dal cognome poteva sembrare un predestinato ed in effetti nel 1961 a soli 17 anni questo ragazzo di origini Nord-Irlandesi debuttava nel Manchester United e, ad appena 22 anni, trascinava la squadra al successo nell’allora Coppa dei Campioni. Una carriera spianata, penseranno molti di voi, come i Cristiano Ronaldo, Usain Bolt, Carl Lewis o Roger Federer, per citare solo alcuni dei grandi campioni dello sport; di contro, l’oblio dell’alcool lo ha letteralmente strappato dalle scene sportive trascinandolo nel baratro della solitudine.


Mentre scorrevano i titoli di coda rimuginando su quanto fosse dotato questo ragazzo, scomparso a soli 59 anni per un’infezione epatica, pensavo a come si fosse giocato tutto per difficoltà non fisiche, bensì mentali. Come ha fatto Bolt a continuare fino a 30 anni, allenandosi più che a 20 per rimanere al top? Come fa Roger Federer giovanotto di 36 anni a continuare questa incredibile carriera, arrivando in certi momenti a giocare meglio di 20 anni fa?

Questione di testa, questa è l’unica risposta che sono riuscito a darmi!

Senza dover scomodare questi grandi campioni, abbiamo fior fiore di atleti amatoriali che continuano ad allenarsi e ad ottenere incredibili risultati nelle varie categorie master. Anche chi si avvicina alla corsa in tarda età è consapevole che avrà maggiori difficoltà di chi comincia a 18-20 anni, perché è conscio che il tempo non perdona.



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In relazione a questo aspetto, la gestione dei vari allenamenti diviene fondamentale. Il sapersi ascoltare, vale più di qualsiasi cronometro. D’inverno quando si esprimono sforzi a temperature pressoché polari o di contro quando d’estate si corre con condizioni termiche africane e percentuali di umidità che non permettono la termoregolazione, gli atleti che sanno gestire il cronometro, riparametrandolo alle condizioni climatiche, saranno quelli più forti; saranno quelli che non si abbatteranno perché hanno girato 10 secondi più lenti al chilometro o che hanno visto le pulsazioni schizzare in alto anche se stavano correndo al ritmo del fondo lento.

Questi atleti saranno quelli che durante la battaglia con gli avversari della domenica mattina, sapranno attendere il momento giusto. Sanno che nelle gare di 5 chilometri ed oltre, il conto si presenta sempre dopo metà gara e che sarà possibile anche perdere la sfida con l’avversario, ma se la saranno sudata tutta fino all’ultimo metro durante la volata, fino a quando non si sarà passato il tanto sospirato traguardo.


Sanno quando occorre riposare, anche se la tabella prevedeva una seduta di allenamento, perché a volte un giorno di recupero ha valore ben più alto di quello del lavoro.
Comprendono che quando si cade in un infortunio ci si rialza sempre con i tempi dovuti, con coscienza, proprio per non cadere di nuovo.

Sanno che il tempo passa inesorabilmente e che non essendo più veloci come una volta si può cambiare esplorando nuove distanze e nuovi percorsi, dalla pista allo sterrato passando dall’asfalto, alla ricerca di nuovi stimoli e motivazioni.

Motivazioni! Anche questa bellissima parola fa parte del campione che c’è in noi che prima o dopo una lunga giornata di lavoro, trovano le parole giuste da dirsi per infilarsi le scarpette e muovere i primi passi di corsa. Motivazioni che si devono trovare a volte per fare quello sforzo in più, necessario per raggiungere il risultato atteso o la meta per la quale ci si è allenati tanto.

Tutto questo perché la corsa è una sfida bellissima, ma prima va vinta contro se stessi.


Ritratto di Andrea Cassanelli
Atleta e Tecnico Fidal tesserato per la S.G. La Patria Carpi
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Commenti

Normalmente leggo con piacere i suoi articoli vista la sua competenza. Oggi però sono stato attratto dal titolo uguale a quello di un mio libro che tratta della preparazione mentale del podista. Il vero problema è che molti coachs dimenticano il fattore mentale limitandosi alla preparazione fisica.Felice che abbia gettato con questo scritto qualche seme nella giusta direzione.