Scopriamo di più sulla massima frequenza cardiaca

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Insieme all'allenatore Pietro Cristini approfondiamo l'argomento massima frequenza cardiaca e vediamo perchè questa ha valori differenti per uomini e donne

È generalmente acquisito che aumentando l’intensità di qualsiasi lavoro atletico, corsa compresa, la frequenza cardiaca raggiunga livelli via via crescenti sino ad uno specifico punto, denominato massima frequenza cardiaca possibilmente da non oltrepassare salvo in casi estremi.

È un dato oggetto di studio da parte di parecchi ricercatori che, usando differenti algoritmi costruiti con criteri matematico- statistici, cercano di determinare il fatidico valore di massima frequenza cardiaca per ogni età considerata. Il fine di queste ricerche è quello di offrire parametri per migliorare ed ottimizzare le proprie prestazioni e pervenire ad una consapevole gestione del proprio fisico, in particolare del sistema cardiocircolatorio.

Tra le tante variabili di studio ne sono state trascurate di importanti, salvo rare eccezioni, quali: sesso, peso dell’atleta, se soggetto allenato o non allenato. Inoltre, come ben sanno coloro che si occupano di statistica, l’ampiezza del campione (cioè delle persone soggette a test) non è secondario, anche se evoluti metodi statistici possono ricavare informazioni valide per la generalità degli individui a partire da piccoli campioni.

Decisamente importante è la storicità, cioè l’arco di tempo nel quale la ricerca si è svolta: a maggiore ampiezza corrispondono risultati più significativi.

In ultimo, occorrerebbe conoscere dove viene effettuato il test: se open air o nel chiuso di una palestra, facendo correre gli atleti su un tapis roulant. Infatti alcuni ricercatori brasiliani nel 2005 hanno dimostrato che si ottengono risultati diversi a seconda dell’ubicazione del luogo ove si svolge il test.


Studi sulla massima frequenza cardiaca

Scorrendo i metodi usati ho osservato come si sia spesso fatto riferimento a campioni statistici molto esigui ed in genere con test effettuati al chiuso usando il tapis roulant.
Ho avuto modo di appurare che solo pochi ricercatori hanno inserito più variabili o correzioni alla loro formula: Miller, Londeree e Moeschberger (1) per atleti d’elite, sotto i 30 anni, sottraggono al valore della massima frequenza cardiaca tre battiti, ne aggiungono invece due per atleti d’elite di 50 anni ed oltre e quattro per atleti elite oltre i 55 anni. Karvonen con il valore della frequenza cardiaca appena svegli apporta un significativo elemento di personalizzazione del valore ottenuto.

Ma dove voglio attirare l’attenzione è soprattutto sulla variabile sesso che, è stata presa in considerazione solo da White (2) e Gulati (3). Come dimostra la tabella sottostante, i loro valori di massima frequenza cardiaca femminili sono inferiori a quelli maschili. Ciò ha un preciso significato pratico: le atlete femminili dovrebbero far riferimento a questi specifici valori e non affidarsi a quelli maschili in quanto ciò le indurrebbe a forzare nell’attività atletica finendo per sottoporre il proprio fisico ad eccessive pressioni.

Ho perciò messo a confronto alcune età con i valori calcolati da Gulati con i due indicatori più in voga: Karvonen, con frequenza cardiaca a riposo di 56 bpm, e Tanaka. L’ipotesi di confronto si basa su uno sforzo medio di tipo aerobico collocandolo al 75% della massima frequenza cardiaca. Come si può osservare i valori di Karvonen e Tanaka per le età prese in considerazione sono rispettivamente maggiori di quelli Gulati di un 16% e da percentuali dal 4% sino al 6% per Tanaka.



frequenza cardiaca

Nota metodologica: ho privilegiato lo studio della Dottoressa Gulati ed altri collaboratori rispetto a quello di White essendo il suo studio basato su un periodo di osservazione molto significativo 1993_2010 e per l’ampiezza del suo campione (oltre 50000 soggetti); comunque anche i valori di White, qui non riportati, seppur con percentuali minori confermano gli studi Gulati.

Per disporre dei valori per età da 18 a 70 consultare www.esserecorsa.it/Archivio/Novita/Frequenze-cardiache-per-eta-e-sesso.pdf.




(1) Miller, Londeree e Moeschberger (1982) Effect of age and other factors on HRmax. Research Quarterly for Exercise & Sport, 53 (4), p. 297-304

(2) Whyte, G.P. et al. (2008) Training Induced Changes in Maximum Heart Rate. Int J Sports Med, 29(2), p. 129-133

(3) M. Gulati, L. J. Shaw, R. A. Thisted, H. R. Black, C. N. B. Merz, M. F. Arnsdorf. Heart rate response to exercise stress testing in asymptomatic women. Circulation, vol. 122, no. 2, pp. 130–137, 2010.

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