
Ultramaratona: Alimentazione e Mentalità
Affrontare una Ultramaratona implica un impegno mentale estremo. Il persistere dell’azione di corsa e dello sforzo per svariate ore comporta dal punto di vista della concentrazione, una preparazione addirittura maggiore di quella fisica. Questo perché mentre il nostro corpo lo definirei un meccanismo organico, la nostra mente è il microprocessore che lo governa ed è per quello che occorre settarla con i parametri giusti per evitare di andare in black-out prima del tempo.
Gli ultramaratoneti più forti delle 100 km, ovviamente secondo le altimetrie del percorso, impiegano mediamente tra le 6 ore e 30’ e le 8 ore, ma sappiamo bene che la stragrande maggioranza degli atleti amatori supera di gran lunga questa durata ed è quindi facile immaginare come siano inevitabili il susseguirsi di emozioni e sensazioni di disagio derivanti dallo sforzo reiterato.
Ecco perché nella preparazione delle gare di lunga durata diventa fondamentale provare tutte le possibili situazioni durante la fase di allenamento. Abbigliamento, alimentazione e lunghissimi saranno una parte importantissima per preparare la nostra mente ad affrontare al meglio la competizione cercando di fronteggiare prima di essa tutte le possibili variabili negative così da poterle elaborare e gestire durante la gara.
Abbigliamento Ultramaratona
Anche se credo sia superfluo ricordarlo, è necessario indossare indumenti che si siano già provati durante le uscite dei lunghissimi. Portare un capo e soprattutto le scarpe già utilizzati per svariate ore, ci metterà il più possibile al riparo da inconvenienti come vesciche o sfregamenti dovuti alle cuciture. Saremo in grado di valutare anche l’adeguata traspirazione del tessuto nonostante la copiosa sudorazione. Vi assicuro che dopo molte ore di corsa ogni piccola variazione negativa nel vostro abbigliamento, verrà percepita dalla vostra mente come un elemento destabilizzante per il raggiungimento dell’obiettivo.
Alimentazione Ultramaratona
Questo argomento meriterebbe un articolo a parte con le competenze di un nutrizionista, tuttavia come già sappiamo una maratona si può completare tranquillamente senza introdurre alimenti, in quanto le scorte di glicogeno e grassi sono sufficienti per terminare la competizione, sempre che questa non si protragga troppo a lungo. Una ultramaratona che richiede un impegno medio di 8/10 ore non può di contro essere affrontata senza una idonea alimentazione, prima e durante la gara. Prima andando ad immagazzinare adeguatamente il glicogeno e durante, integrando periodicamente i carboidrati consumati. E’ bene sapere che non potremo reintegrare durante la corsa quanto consumato, ragion per cui l’obiettivo sarà quello di far diminuire più lentamente le scorte corporee. Principalmente avremo una integrazione di tipo liquido, con la quale andremo ad apportare liquidi, sali minerali e carboidrati. E’ bene rammentare che sia che si tratti di alimenti liquidi che alimenti solidi, sarà opportuno averli testati in allenamento prima della gara per allontanare il pericolo di fastidi digestivi ed intestinali.
Il ruolo della mente nell'Ultramaratona
Qui risiede il nocciolo della questione. Presupposta un’adeguata preparazione fisica, il nostro cervello sarà il responsabile del raggiungimento o meno dell’obiettivo. Il modo in cui avremo superato i momenti di difficoltà durante le sedute lunghe, avranno un riflesso positivo sul risultato in quanto andranno a creare un bagaglio di conoscenza che ci tornerà utile nella difficoltà. Bisogna essere sinceri con sé stessi, il momento di difficoltà arriverà, è inevitabile, dovremo solo saperlo riconoscere in anticipo e soprattutto sapere come comportarci di conseguenza. Porsi piccoli obiettivi, ripetersi dei mantra che distolgano l’attenzione dal dolore o dal disagio sono stratagemmi propedeutici all’ottenimento del risultato. Non farsi sopraffare dai cattivi pensieri o dallo sconforto sarà fondamentale; scacciare idee di sconfitta immediatamente qualora si presentassero, con immagini positive di voi che tagliate il traguardo o mentre indossate la medaglia all’arrivo, questi saranno argomentazioni vincenti per il vostro cervello.
Facile intuire come possa essere complicato approcciare ad una competizione di questo genere se non si è veramente fiduciosi in sé stessi, perché mai come in questo caso è proprio vero che volere è potere.
E’ altresì utilissimo trarre ispirazione da altri ultramaratoneti, come ad esempio A. Finn, che all’intero del suo ultimo libro “L’ascesa degli ultra runner” ( edito da Piano B Edizioni) , ci racconta il suo personale approccio, le sensazioni e le emozioni vissute durante alcune delle gare più dure da lui affrontate, come l’Ultra-Trail du Mont-Blanc (170km).
Buone corse!
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