DANIELE MEUCCI CAMBIA TECNICO

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Nell’atletica leggera è il momento dei cambiamenti di guida tecnica. Ad iniziare il valzer aveva ominciato Alex Schawzer lasciando nell’autunno scorso Sandro Damilano il supertitolato tecnico ella marcia che lo aveva portato all’oro olimpico sui 50 km a Pechino 2008 , ai due bronzi ondiali 2005/2007, sempre sulla stessa distanza e poi all’argento europeo sui 20 km nel 2010 a Barcellona.

Il suo nuovo coach è Michele Didoni, classe 1974, ex campione mondiale della 20 chilometri a Goteborg 1995, a sua volta tesserato per il gruppo sportivo dei Carabinieri.

 

Nel mese scorso, dopo ben 5 anni di separazione, davvero clamoroso è stato il ritorno di Jelena Isinbayeva da Evgeny Trofimenko, il tecnico che l’aveva plasmata portandola a demolire una serie interminabile di primati del mondo, con il contemporaneo abbandono di Vitaly Petrov, già tecnico di Sergey Bubka e Giuseppe Gibilisco.

 

Ad un livello tecnico più basso ha pure fatto scalpore il divorzio recentissimo di Daniele Meucci che ha abbandonato Luigi Principato, il suo allenatore di sempre che lo aveva portato al bronzo europeo sui 10.000 metri nel 2010 a Barcellona, per scegliere come nuovo coach il ben più noto Massimo Magnani, che, tra l’altro, è anche il padre del suo manager Marcello Magnani.

 

Preso atto che i cambiamenti di allenatore, nell’atletica leggera, sono all’ordine del giorno, quello che stupisce in vicende come queste sono quasi sempre le motivazioni addotte dagli atleti per giustificare le proprie decisioni.

 

Per Schawzer, che negli ultimi due anni ha attraversato momenti molto difficili sul piano psicologico allontanandosi progressivamente dal centro federale della marcia di Saluzzo, la motivazione ufficiale è stata che essendo Sandro Damilano molto impegnato a seguire vari atleti, adesso anche i migliori marciatori cinesi, il tecnico piemontese avesse inevitabilmente sempre meno tempo da dedicargli.

 

Per Jelena Isinbayeva, evidentemente oramai satura di doversi allenare in posti psicologicamente deprimenti come Formia e Montecarlo, l’improvviso desiderio di ritornare nella natia Volgograd.

 

Per Daniele Meucci, prossimo oramai alla laurea in robottica, il desiderio di vivere l’atletica in modo più sereno e non come un lavoro o un’ attività sportiva sempre più opprimente. Non contestando certo ai singoli atleti la bontà delle loro motivazioni, qualche distinguo però va fatto.

 

Che il rapporto con Alex Schwazer si sarebbe incrinato il buon Sandro Damilano lo aveva già vaticinato nel settembre del 2008 subito dopo la vittoria olimpica di Pechino, intuendo che il ragazzo, prima o poi, sarebbe stato soffocato dalla grande popolarità raggiunta, dal peso psicologico di una fidanzata comunque ingombrante (Carolina Kostner) e dalle inevitabili complicanze derivate dal ruolo del suo nuovo management.

 

Jelena Isinbayeva aveva lasciato Trofimenko per Petrov nel 2006, non certo per scarsa fiducia tecnica nel suo vecchio coach, quanto piuttosto su pressioni, neppure tanto nascoste di Sergey Bubka, ex allievo dello stesso Petrov. Cinque anni dopo, con miglioramenti quasi nulli, qualche grande delusione agonistica ed un anno sabbatico di stop, la zarina dell’asta, guarda caso, improvvisamente decide di ritornare sui suoi passi. Almeno non si dica per improvvisa nostalgia di Volgograd.

 

Per Meucci, che adesso sarà allenato per corrispondenza, visto che Massimo Magnani, quando non è in giro per il mondo, abita a Ferrara e non a Pisa, volere vivere l’atletica in modo più sereno e non come un lavoro è certamente un desiderio legittimo. Quando però non si prendono regolari stipendi dai propri club militari. Altrimenti dire che questo tipo di atletica non sia un lavoro vero e proprio diventa un’equazione molto difficile da dimostrare.

 

articolo di Giorgio Rondelli da top Training

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