Storia e vita del progetto corsa per ragazzi autistici

di Pietro Cristini - Ven, 07/12/2018 - 16:09
Pietro Cristini ci racconta il progetto Autismoesport onlus, che ha lo scopo di far uscire i ragazzi autistici dal loro isolamento dando la possibilità di poter gustare momenti di gioia e di autostima grazie alla corsa

Prologo

La premessa è d’obbligo in quanto non credo che tutti i lettori conoscano questa sindrome anche se ne hanno sentito parlare. Si tratta di un disturbo del neurosviluppo che presenta una disabilità permanente neurobiologica con esordio nei primi tre anni di vita che colpisce pervasivamente:
a) la comunicazione
b) la socializzazione
c) il comportamento con forme più o meno gravi a seconda degli individui.

Per approfondimenti si può consultare il sito della organizzazione a cui faccio riferimento per la mia attività di direttore tecnico www.autismoesocieta.org o qualsiasi altra fonte purché attendibile.

Origine del progetto e possibili vantaggi per il runner autistico

Quando ho proposto all’associazione Autismoesocietà onlus di Torino di prendere in considerazione la possibilità di far praticare sport a questi ragazzi speciali come li aveva originalmente denominati il compianto giornalista di Repubblica, Corrado Sannucci con un suo articolo che faceva riferimento al Progetto Filippide di Roma, sono partito da una semplice considerazione: per tanti anni avevo indossato le scarpe da corsa traendone benefici sia fisici che mentali. Perché non provare ad estenderli con opportune modalità a chi per cause ancora in parte ignote si trovava in una situazione di forte disagio psichico come sinteticamente ho descritto all’inizio?

La corsa di durata, di resistenza o altra modalità è attività semplice e naturale praticabile quasi dappertutto anche se la pista di atletica rimane un punto di riferimento imprescindibile. Occorre poi evidenziare che il bello della corsa non risiede tanto nel gesto atletico ma, soprattutto, per quanto accade nell’interiorità del corridore. Per diretta esperienza mi sento di affermare come il ripetuto gesto del correre si riverberi sul piano psicologico apportando un vero benessere, uno star bene, un appagamento sia durante l’esercizio fisico che dopo. Il normale lavorio mentale che tutti noi, in qualche misura, viviamo non esenta questi ragazzi anche se in modi sconosciuti per via del loro rinchiudersi in sé stessi viene, probabilmente, in parte dissipato dovendosi occupare delle varie fasi della corsa, di respirare correttamente, di eseguire una certa metodica.

Onde alfa e endorfine: una spiegazione scientifica

La scienza spiega tutto ciò con le onde alfa e con le endorfine. Mentre si corre in modo aerobico il cervello sviluppa un certo tipo di attività elettrica perfettamente misurabile. Se ci si sottoponesse ad un elettroencefalogramma si riscontrerebbe una preponderanza di onde alfa, quelle presenti al risveglio o quando stiamo per addormentarci che inducono una situazione di rilassamento piacevole. Sono meno veloci, infatti la loro frequenza risulta minore e si presentano con ampiezza crescente. Ad esse si cumula l’effetto “endorfine”, sostanze rilasciate dall’organismo durante la corsa con struttura chimica ed azione simile agli oppiacei in grado di contrastare in parte la fatica oltre a generare un senso di leggera euforia fisica e psicologica. Abbiamo infatti potuto notare come alcuni di essi quando terminano un allungo o sono in prossimità del traguardo che segna la fine del loro impegno cambino letteralmente l’espressione del viso che diventa più distesa e raggiante.

Un passo preliminare nonché decisivo: "si puo’fare"

Come in tutte le azioni che compiamo, i progetti che vogliamo realizzare occorre prima fare un passo importante sul piano psicologico: credere nella possibilità di realizzarli abbattendo barriere fisiche e mentali che si frappongono alla realizzazione e che si aggirano anche nel nostro profondo. Per mia fortuna ho trovato in Autismoesocietà onlus persone, anch’esse speciali, che hanno voluto sin dall’inizio appoggiare l’idea di fondo. Anche per loro “si poteva fare “, non era una proposta insensata. E’ nato così il progetto Autismoesport onlus che comprende la corsa ed il nuoto anche se, nel prosieguo di questo breve articolo, mi soffermerò soprattutto sul running.
Il fine l’ho in parte delineato e si sintetizza nel provare a far uscire questi ragazzi dal loro isolamento dando una concreta possibilità di poter, finalmente, gustare momenti di rilassamento e gioia interiori facendogli acquisire, pian piano momenti di autostima. Non è certo un rimedio risolutore perché la scienza ha sancito che dall’ autismo non si guarisce ma si può convivere con “altri occhi” vedendo il cielo meno scuro contando su un “farmaco particolare ed invisibile” che, viene prodotto dall’azione dinamica di qualsiasi attività sportiva svolta in modo aerobico, senza alcuna forzatura e di cui si sono tratteggiate, poche righe fa, le principali caratteristiche.

Linee operative del progetto e attori coinvolti

Il progetto è caratterizzato da un approccio multidisciplinare ove le competenze squisitamente tecnico-sportive e quelle psicoeducative formano un fecondo intreccio il cui obiettivo è quello di far acquisire crescenti livelli di autonomia ed abilità sportiva. E’ strutturato in base all’età ed al grado di severità del disturbo.
Sono così previste varie fasce di intervento: bimbi piccoli, sino a 10 anni, adulti con grado di autismo lieve e grave. Nascono così le seguenti categorie operative: lavori di psicoterapia in palestra per i piccoli, lavori atletici su pista per gli altri come camminata (autismo grave) e corsa (autismo lieve) articolata secondo le potenzialità e caratteristiche del ragazzo. Per ogni allievo viene predisposto un programma personalizzato di durata annuale con verifica periodica dei progressi raggiunti la cui esecuzione è caratterizzata dal rapporto 1:1 (un istruttore affianca un ragazzo).
Il personale operante nel progetto è costituito da istruttori professionisti motivati dalle finalità del progetto, nello specifico istruttrici dotate di una buona/ottima preparazione atletica di base che dispongono, soprattutto, di specifiche qualificazioni professionali adatte ad affrontare le problematiche relative all’inserimento di una persona autistica in un progetto sportivo affiancate da una psicologa e da un direttore sportivo.

Modalità di lavoro e finalità

Tutto lo staff considera i ragazzi presenti nell’impianto di atletica come atleti a cui occorre “far emergere la loro parte atletica nascosta dalla loro disabilità” Come? 1 valutando il potenziale di ciascuno, preparando programmi individualizzati e progressivi attuando le seguenti azioni a) far acquisire livelli crescenti di autonomia atletica e comportamentale. Ad esempio far svolgere in solitaria, senza l’affiancamento dell’istruttrice, il riscaldamento, il defaticamento nonché qualche fase della loro preparazione, B) in quanto atleti a pieno titolo debbono svolgere i lavori atletici proposti con disciplina, regolarità ed impegno. Una attenzione particolare viene rivolta alla frequenza cardiaca che viene monitorata al termine di ogni fase della preparazione per verificare se è in linea con l’impegno atletico richiesto secondo tabelle appositamente costruite in base all’età ed alla frequenza cardiaca mattutina. C) si tiene conto dei diversi tempi di risposta alle sollecitazioni proposte rispetto ad un normodotato anche se i metodi di allenamento non sono di serie B, ma ispirati alle tradizionali metodologie e conformate alle caratteristiche psicofisiche di ciascuno.

Obiettivi dell’allenamento

a) puntiamo a far mantenere l’attenzione sui singoli movimenti del camminare o correre poiché molti di loro sono ipersensibili e distraibili dai continui stimoli esterni
b) rendiamo prevedibile, conosciuto e visivo il percorso o l’esercizio da compiere per ridurre l’ansia o il rifiuto della attività
c) cerchiamo di valorizzare il processo di autostima proponendo lavori i da cui possono trarre una gratificazione.

Vengono infatti preparati programmi di allenamento ( carichi di lavoro con metodologia graduale e progressiva ) attuati con l’istruttore che corre con il ragazzo o lo dirige da bordo pista diventando il perno di tutto ; osserva e valuta sul campo il ragazzo continuativamente; ne coglie le reazioni, le modalità della respirazione, la trasparente stanchezza; gli indica con chiarezza cosa deve fare, lo sorregge psicologicamente nei momenti topici, lo motiva sia verbalmente che con la sua presenza continua. In questi comportamenti si coglie la differenza rispetto ad un l’allenamento tradizionale di un atleta normodotato ove l’allenatore prepara i programmi e l’atleta li esegue, spesso, senza la sua presenza. L’istruttore è il vero cuore del progetto. Se si qualifica come eccellente fa fare passi da gigante al ragazzo sia sul piano atletico che comportamentale mentre un mediocre istruttore poco in sintonia con il ragazzo non fa raggiungere sostanziali progressi.

Risultati acquisiti

Sul piano atletico il team ha colto un generalizzato miglioramento del gesto atletico e delle varie performances con l’acquisizione di sempre maggior autonomia sulla pista di atletica con riduzione in alcuni delle loro stereotipie.
Sul piano comportamentale un miglioramento dell’attenzione/concentrazione nello svolgimento dell’attività e sui movimenti del proprio corpo con riduzione della dispersione dell’attenzione, che in molti di loro è frequente, essendo spesso ipersensoriali e, quindi, facilmente distraibili dai tanti stimoli esterni e interni.


GabrieleAttività esterne al progetto: viene favorita, quando è possibile, la partecipazione ad eventi non competitivi e qualcuno, come ad esempio Gabriele T. dopo cinque anni di preparazione specifica è riuscito a raggiungere un traguardo forse insperato all’inizio dell’avventura podistica: terminare una maratonina, quella di Varenne a Vigone (To) del 2018 insieme ad altri 899 normodotati e concluderla con il tempo di 1’54’ 40” ( media km 5’ 27”)

Sempre Gabriele, nel 2017, ha inoltre inanellato in solitaria e con il solo incentivo vocale della sua allenatrice 28 giri, 115 metri e 50 cm (certificazione dei giudici UISP presenti) pari a 11 km e 315 metri +50cm. (media al km 5’ 19”) in un’ora di corsa.
Notazione finale: Essere corsa ( 2° Edizione ) Edizioni del Faro Trento ( disponibile solo via internet) e Correre con la testa Fusta Editore sono i libri ambasciatori del progetto Autismo e sport: seppur con limitatissime risorse contribuiscono a pubblicizzare il progetto


Per ultimo vorrei citare il nome delle fantastiche istruttrici: Francesca e Sara nonché la insostituibile psicologa Manuela. Un grazie, davvero speciale, ai genitori che credono nel progetto e nel nostro entusiasmo e competenza, che fanno i salti mortali per farli partecipare: senza di loro tutto si vanificherebbe. Lunga vita al presidente Massimo ed alla vicepresidente Cristina: il loro costante impegno da forza a tutto il progetto.


Ps: se qualche genitore o parente di ragazzi con sindrome autistica desiderano avere chiarimenti possono contattarmi: cristinipietro@alice.it.

**La foto ritrae l’arrivo di Gabriele con il suo accompagnatore Gerardo


Ha vissuto una parabola podistica lunga 50 anni come agonista, amatore e, infine, come praticante della corsa benessere. Nel 2009 ha pubblicato " Essere Corsa" ( Edizioni Del Faro ) e, nel 2015, " Correre con la testa" ( Fusta...
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