La forza della quarantena
Finalmente le maglie della quarantena di sono allargate ed è possibile per le società sportive tornare ad accedere agli impianti per praticare in modo individuale la propria specialità. L’atletica leggera, in questo senso è la prima disciplina che può permettersi di allenarsi bene in questa fase in quanto può tornare a costruire quanto dilapidato in questo periodo nefasto.
Non tutti però devono ripartire da zero, anzi, c’è chi in questo periodo ha trovato modo di allenarsi duramente e tornare in forma e forte più di prima. Credo che si tratti di una mosca bianca nel panorama degli atleti, neppure i professionisti o non tutti hanno avuto la stessa forza d’animo.
La storia di Alessandro
Devo dire che si tratta di un giovane ragazzo di interesse Nazionale che già lo scorso anno dopo soli 4 di pratica in questo sport si è tolto delle belle soddisfazioni andando come riserva ai Mondiali U20 di Boras in Svezia.
Molti atleti il 7 marzo, con il lockdown a causa del coronavirus, avrebbero gettato la spugna attendendo tempi migliori, soprattutto in questa età che nello sport fa da spartiacque tra dilettantismo e possibile professionismo. Nella sua ecletticità Alessandro Ori, questo è il nome del nostro ragazzo, ha preso la situazione di petto e non si è fatto scoraggiare; dopo aver prelevato dalla palestra bilanciere e qualche peso adeguato, si è precipitato fuori da casa propria per verificare che nelle immediate vicinanze vi fosse un luogo isolato dove potersi allenare e qui ha trovato in piena campagna un rettilineo di 400 mt lontano da tutto e da tutti.
Non credo si possa avere completa percezione di cosa sia doversi allenare quotidianamente su quei 400 metri, su un fondo tutt’altro che piatto come il tartan della pista. Sedute lattacide, già di per sé micidiali, complicate da quel manto erboso che non permetteva una presa e spinta ideale, non devono essere state uno scherzo, tanto da gettare nello sconforto un buon atleta.
Lui no, ha continuato, nonostante fosse solo, anche e soprattutto nei momenti di fatica dove avresti bisogno di una parola di conforto o di uno sprono da parte del tuo tecnico; dove attenderesti un commento sul lavoro appena svolto od almeno un riscontro cronometrico attendibile su quanto appena concluso, ed invece no, non c’era nessuno ad attenderlo in fondo a quel dannato rettilineo erboso.
I risultati dell'allenamento in quarantena
Sono passati 2 mesi prima che potesse tornare in pista e sono stati 2 mesi duri e faticosi, questo ci siamo detti quando l’ho re-incontrato ad inizio della scorsa settimana di inizio Maggio. Faticosi anche e forse soprattutto dal punto di vista mentale, così che quando due giorni fa mi ha chiesto come lo avevo visto alla fine di un test sui 300 mt, dove il suo tecnico gli urlava i consigli su come affrontare gli ultimi 80 metri che prima non poteva sentire, gli ho risposto che l’ho visto in uno stato di forma che mai prima avevo visto, che la quarantena non gli aveva fatto poi così male….
Quegli ultimi 80 metri sono stati incredibilmente aggrediti, le caviglie non cedevano, i piedi spingevano ed era estremamente decontratto, ma soprattutto poteva scaricare a terra tutto quello che si teneva dentro da 60 gg. Un tempo di assoluto interesse che sono convinto possa essere abbassato durante la gara, purché gestita con estrema intelligenza, ci siamo detti alla fine.
Stefano Cometti, suo Tecnico, uomo di estrema competenza ed esperienza, dice di averlo visto poche volte in quello stato e che in quei giorni di quarantena si è allenato come “una bestia“.
Io credo che psicologicamente quel rettilineo affrontato ripetutamente e monotonamente abbia dato qualcosa ad Alessandro, qualcosa che non si impara con gli esercizi e le ripetute, perché non è fisico, ma credo esclusivamente mentale. Tenacia, costanza e dedizione, sommati all’alienante situazione hanno certamente costruito un’esperienza di cui fare tesoro, che potrà fargli comodo nei momenti di difficoltà della gara.
E’ inevitabile pensare in conclusione che l’atleta forte è colui che trova la motivazione giusta per continuare anche nelle avversità, si tratta di una regola che vale nello sport come nella vita.
Buone corse!
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