Maratona, è crollato il muro delle 2 ore!
Le immagini sono ancora vivide: un uomo con le proprie gambe sta correndo lungo il Prater Park di Vienna. È una maratona, ma non si tratta di una competizione, non è un campionato mondiale e nemmeno le olimpiadi, si tratta “solo” di un atleta circondato da altri top runner che per l’occasione faranno da lepri, dandosi il cambio per riuscire ad essere sempre fresche. Solo uno di questi non si fermerà mai, continuando inarrestabile per tutti i 42 km e 195 metri che lo renderanno l’uomo più veloce del pianeta su questa distanza.
Si lo so benissimo, si tratta di un esperimento e lo hanno anche dichiarato, ed il tempo non verrà nemmeno omologato. Tuttavia mi sembra corretto sottolineare che a differenza del ciclismo, dove l’utilizzo della scia rende molto più agevole la pedalata, grazie all’assenza di resistenza dell’aria, nella corsa come tutti ben sappiamo, questo vantaggio non lo si può apprezzare.
Proponendo un esempio testato di persona, è molto facile restare in scia di un ciclista a 40 km/h per parecchi chilometri facendo poca fatica, mentre è molto difficile se non impossibile rimanere alle calcagna di una lepre a 3’00” per più di 5/600 metri se non si è un atleta molto preparato.
Kipchoge Vs Maratona 1 - 0
Per via di questo mi sento comunque di esaltare la prestazione di Eliud Kipchoge, perché quei 42.195 metri se li è corsi tutti lui! Certo, aveva lepri che insieme ad un’auto gli dettavano il ritmo, i rifornimenti volanti, ma aveva anche molta pressione sulle spalle. Lui stesso aveva fallito lo stesso esperimento due anni fa per 26 maledetti secondi e non c’era gente a vederlo, mentre questa volta è stato scelto un palcoscenico diverso, con spettatori lungo il percorso che verso di lui avevano grandi aspettative.
Lui atleta severo con sé stesso, che rinuncia agli agi degli hotel per andare a fare gli ultimi periodi della preparazione con gli altri atleti keniani in piena austerità. Perché lui sente la necessità di isolarsi da tutti i confort, perché la maratona è fatica ed occorre rispetto e molta concentrazione verso l’obiettivo se si vuole gestire al meglio la fatica. Occorre metabolizzare quelle sensazioni, farle proprie, conviverci e farsele il più possibile amiche.
Sembra sorridere Eliud e forse qualche volta lo fa veramente, mentre percorre gli ultimi chilometri della sfida che lo porterà a correre sotto le 2 ore la distanza della Maratona. Guardare la sua corsa è come ascoltare una melodia senza tempo, l’appoggio rapido dell’avampiede che scappa velocemente verso il successivo, il volto disteso per evitare inutili tensioni, le braccia che sincrone alle gambe ondeggiano e spingono l’atleta nell’avanzamento: tutto questo rasenta la perfezione della meccanica di corsa.
A meno di un chilometro dall’arrivo, si fa largo tra le lepri, sono diventate inutili e terribilmente lente per l’uomo più veloce di sempre, perché avere il primato mondiale sulla maratona con 2:01’39 non gli basta, lui vuole essere colui che entrerà sui libri di storia sportiva per aver infranto quel muro ideale delle 2 ore sulla distanza di Filippide.
Ho sentito molti bistrattare questa prestazione, ma mi domando quali e quanti altri atleti di altissimo livello, sarebbero stati in grado fare questa prova come ha fatto lui? Sempre di un esperimento si sarebbe trattato, ma con ben altri tempi e sicuramente non sotto le 2 ore.
1:59’40” sarà il responso cronometrico finale. Chapeaux!
Nuovo record anche al femminile
Passano poco più di 24 ore e, dall’altra parte del pianeta, sempre un’atleta keniana si permette di andare a disintegrare quello che per 16 anni era il primato sulla distanza della maratona femminile.
Londra, 2003, una splendida Paula Radcliffe con quel suo avanzare tipico ciondolante del capo, stabiliva con 2:05’25” il primato femminile sulla maratona. Questo tempo è stato spazzato via dalla 25enne Brigid Kosgei, con uno spaventoso 2h14’04”. Ebbene sì, 1’21” in meno di Paula è qualcosa di pazzesco, perché stiamo parlando di quasi 3” in meno al chilometro!
Non più tardi di 2 settimane or sono commentavamo un primato sulla mezza maratona chiedendoci dove potevano essere i limiti umani e sembra che questi due atleti stiano cercando di farci capire, con le loro prestazioni, che la risposta è ancora lontana dall’essere trovata.
Copyright Foto 1 Leonhard Foeger / Reuters
Copyright Foto 2 AP Photo / Paul Beaty
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