Adesso che non corro come prima...non riesco a fermarmi più
Diciamo la verità, io odiavo alzarmi presto la mattina, figuriamoci dovevo farlo per andare a correre. Finchè era per lavoro, lo facevo, a denti stretti, rimproverando l'odiata sveglia, ma alla fine mi alzavo. La domenica dormivo fino a tarda ora e solo l'idea di svegliarmi presto per andare a "seguire" una gara podistica, mi faceva venire l'orticaria. Gli anelletti al forno, la cotoletta fritta erano le mie ripetute, i sonnellini pomeridiani sul divano, i miei "lunghi".
Poi come "folgorato sulla strada di Damasco" ecco che tutto cambia. La colpa è dell'estate e di un mio parente runner al quale viene la bella idea di propormi una corsetta "giusto 20 minuti" mi dice...lui che venti minuti gli bastavano solo per allacciarsi le scarpe e poi via chilometri e chilometri, lungo statali, "trazziere", discese ardite e impervie risalite. Complice il periodo propizio...da poco avevo perso peso, una decina di chili quanto bastava per sentirmi Bruce Willis in "Solo 6 Ore", ecco che, incoscientemente, accettavo quell'invito...
Ma facciamo un passo indietro, il mio mestiere, da 23 anni a questa parte è fare il giornalista, passione, cuore, fatica e sacrifici, un po' come lo sport, sudore compreso. Lo sport l'ho sempre praticato, il nuoto perché piaceva alla mamma (poi sarebbe piaciuto e tanto a me) il tennis (solo un anno perché non piaceva proprio a nessuno). E piano piano il binomio professione - sport cresceva sempre di più fino a quando sarebbe diventato un tutt'uno.
Ma torniamo a quei 20 minuti perché poi sarebbero diventati 30, poi 8 chilometri, poi 15...ed ecco il "virus" della corsa si impadronisce di me. E così le prime garette: la prima in assoluto la ricordo ancora a San Filippo del Mela. Corsi 4 chilometri, una sorta di non competitiva che anticipava la gara dei Master che guardavo da lontano con circospezione e ammirazione. Arrivai quarto (premiavano i primi tre) ed ero comunque felice, avevo scoperto che anch'io producevo endorfine, non le conoscevo, ma già sentivo che mi sarei innamorato di esse.
La prima mezza, a Capaci (a due passi dalla mia Palermo) non fu una mezza...strano a dirsi vero a farsi, infatti per un errore dei vigili urbani gli atleti (me compreso) corsero poco più di 18 chilometri. Arrivato guardai il crono e mi sentii un "top", ma scoperto l'erroraccio, capii che in proiezione avrei fermato il crono a poco più di 1h55". Però correvo e capivo che non volevo fermarmi più...la prima mezza l'avrei fatta l'anno dopo a Palermo (2009) e credetemi la ricordo come se fosse oggi. Lo sport entrava nuovamente nella mia vita e quell'ingresso ad una età non più fanciullesca, mi gasava, mi faceva sentire un leone nella Savana, un re sul trono, stavo scoprendo che i limiti non esistono e che se una cosa la vuoi fare, la puoi fare; da quel momento non mi sarebbe più pesato alzarmi presto la mattina, tutto adesso era più chiaro, almeno così pensavo.
E il lavoro? Quello proseguiva con più bassi che alti e così un giorno l'idea! Perché non raccontare la "corsa" con un giornale on line...in fondo (al contrario di oggi) non erano molti a farlo...ed ecco la nascita della testata giornalistica "siciliarunning" che più volte ho definito una creatura...nasce siciliarunning, nascono le foto che all'inizio non scattavo neanche io, perchè io nel frattempo continuavo a correre.
Poi però l'impegno diventa più "importante" il sito non è più un passatempo ma un impegno lavorativo, le news, le photogallery, l'informazione sono loro che corrono più di me; riesco ad unire le cose che amo fortemente la corsa e la professione...continuano i sacrifici, in questi anni sono diminuiti i chilometri fatti con le scarpette da running (ultimamente si sono azzerati) e sono aumentati quello fatti in auto, per raccontare le gare in giro per la Sicilia. Le foto diventano tante, i ricordi anche, siciliarunning mi da l'opportunità di conoscere tantissima gente, amici, conoscenti, l'avventura iniziata quasi per caso, diventa vita di ogni giorno...la corsa mi ha dato tanto e qualcosa adesso (scusate se pecco di presunzione) mi sento di aver dato anche a lei.
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