Storia del Doping
Il verbo inglese “to dope” deriva da un termine africano dal significato di “pozione”. In America questo verbo era usato per descrivere i cavalli che venivano drogati per non vincere le gare. In pratica, l’esatto contrario del significato moderno di doping, che indica l’assunzione di sostanze chimiche proibite allo scopo di migliorare le proprie prestazioni agonistiche. Fin dai tempi antichi, prima di eventi, giochi o battaglie importanti, venivano usate pozioni più o meno magiche a base di frutta o estratti di piante. Le sostanze adottate in quei tempi per alterare le prestazioni degli atleti non erano molto efficaci, ma “l’effetto placebo” portava comunque dei benefici. Nel 4000 a.C., in Mesopotamia era diffuso il papavero da oppio e molti ne facevano uso per sfruttarne le proprietà euforizzanti. Anche gli egiziani assumevano sostanze oppiadi, ma di loro si hanno poche tracce. Gli Aztechi mangiavano il cuore delle vittime sacrificali credendo di poterne assimilare la forza e usavano sostanze estratte dai cactus nell’intento di migliorare la resistenza allo sforzo fisico. Ai tempi dell’antica Grecia, se un atleta veniva trovato in possesso di semi di sesamo, ritenuti “dopanti”, veniva immediatamente escluso dai Giochi e, in alcune nazioni, anche giustiziato. Sempre in Grecia, la strategia alimentare era già in voga e l’incremento dietetico di proteine già rientrava nella preparazione delle gare sportive. Ad esempio, nella preparazione di Milone di Crotone (vincitore di sei olimpiadi consecutive disputate fra il 540 a.C. e 512 a.C.) pare che il vitellino servisse da “carico” per l’atleta che doveva esercitarsi a correre e a fare esercizi con il vitello sul collo, ma pare anche che lo stesso vitello servisse per incrementare e non poco la quantità di carne che l’atleta era solito assumere. Tra gli altri prodotti utilizzati semi di svariate piante, funghi, pozioni preparate da questo o quello “stregone”, ma anche carni tipiche, quale quella di maiale, o i famosi testicoli di toro, probabilmente dei prodotti precursori degli attuali ormoni testosteroidei (si narra che lo stesso Milone mangiasse e bevesse quasi quotidianamente fino a 10 kg di carne e 10 l di vino. La leggenda vuole che l’imperatore romano Massimino ilTrace potesse arrivare fino a 15 kg di carne e 25 l di vino in un giorno). Tra i primissimi reintegratori di sicuro l’acqua, utilizzata a grandi mani nelle manifestazioni che si tenevano in genere in luoghi aperti e sotto il sole cocente dei periodi estivi. Questa acqua spesso era “arricchita” di semi ed intrugli i più vari, talvolta con semplice sale (cloruro di sodio, l’attuale sale da cucina), capace di essere uno dei più validi ed antichi reintegratori salini. Da considerare come il cloruro di sodio resti nella sua veste di reintegratore, in vita fin nei primi decenni del ‘900, allorquando lo ritroviamo ancora come valido reintegratore nelle prove di maratona, utilizzato alle Olimpiadi Moderne di Roma del 1960. Unico problema del cloruro di sodio resta quello di rendere l’acqua da bere particolarmente dolciastra e per molti soggettigastrorepellente. Nella boxe invece, era solito far bere agli atleti grandi quantità di vino con lo scopo di rendere gli incontri più eccitanti. Infatti il vino rendeva l’atleta più euforico e più resistente ai colpi dell’avversario. Abbiamo anche esempi, per così dire, di "doping a scopo bellico": nell’estate del 1940, infatti, i piloti dell’aviazione tedesca, imbottiti di stimolanti, eseguivano operazioni militari perfette per ferocia e precisione contro l’opposta aviazione inglese. Le nuove scoperte e sperimentazioni in campo farmacologico portarono, alla fine dell’ottocento, ad un aumento dei casi di doping, con gli effetti negativi che ne derivarono. Ci fu cosi’, un susseguirsi di eventi che resero il doping di pubblico dominio.
1896: durante la corsa ciclistica Bordeaux-Parigi muore Arthur Linton, colpito da una crisi cardiaca dovuta ad overdose di stimolanti.
1904: ai Giochi Olimpici di Saint Louis, un inglese residente negli Stati Uniti, Thomas Hicks, vince la maratona. Durante lo svolgimento della corsa, per farlo riprendere da due svenimenti, il suo allenatore gli inietta due volte un milligrammo di solfato di stricnina e gli offre da bere del cognac, usato a quei tempi per andare oltre la fatica. È il primo caso di “doping in diretta”.
1948: vengono usati i primi steroidi anabolizzanti nello sport.
1956: alle Olimpiadi di Melbourne si comincia a parlare della pericolosità di certi prodotti per la salute umana.
1960: alle Olimpiadi di Roma, durante la corsa dei 100 km cronometro a squadre, il ciclista danese Kurt Jensen muore per un collasso causato da un’overdose di amfetamina. Anche due suoi compagni di squadra vengono ricoverati in ospedale in gravi condizioni, ma riescono a salvarsi. A seguito di questo episodio un Concilio Europeo di 20 nazioni si dichiara contrario all’uso di sostanze dopanti nello sport e il Governo francese promulga una legge che stabilisce l’illegalità della pratica del doping sul territorio nazionale.
1962: la Federazione Medico Sportiva italiana propone la prima definizione di doping: “L'assunzione di sostanze dirette ad aumentare artificiosamente le prestazioni in gara del concorrente pregiudicandone la moralità, l’integrità psichica e fisica”.
1965: il primo paese a promulgare una legge contro il doping è il Belgio, che in questo anno realizza 254 controlli con il 25,59% di atleti positivi.
1967: all’arrivo della tappa del Mont Ventoux al Tour de France, il ciclista Tommy Simpson muore per collasso cardiocircolatorio dovuto all’assunzione di una dose elevata di amfetamine.
1968: alle Olimpiadi di Città del Messico, il Comitato Internazionale Olimpico istituisce la pratica dei controlli anti-doping e stila un elenco di sostanze proibite.
1969: a Savona, durante il Giro d’Italia, il ciclista belga Eddy Merckx viene escluso dalla gara dopo un controllo anti-doping risultato positivo. Il “cannibale” vincerà il Tour de France un mese dopo.
1988: alle Olimpiadi di Seul l’atleta canadese Ben Johnson vince la gara dei 100 metri battendo il record del mondo di velocità (9”79), ma è costretto a restituire la medaglia d’oro per essere risultato positivo all’uso di anabolizzanti. “Big Ben” nega ogni responsabilità.
1989: l’allenatore e il medico di Ben Johnson rivelano al giudice che l’atleta fa uso di steroidi dal 1981. Johnson ammette di assumere sostanze dopanti e di aver mentito l’anno precedente dichiarandosi innocente. Vengono annullati tutti i suoi record mondiali.
1998: l’allenatore Zeman con la frase: “Il calcio deve uscire dalle farmacie” porta allo scoperto lo scandalo del doping nello sport nazionale. Nel ciclismo, il team Festina viene espulso dal Tour de France dopo che in una delle ammiraglie sono state trovate sostanze proibite. Il leader della squadra francese, Richard Virenque, viene sospeso per sei mesi dopo aver ammesso di aver fatto uso di sostanze stupefacenti.
1999: al Giro d’Italia, prima della partenza del “tappone dolomitico”, un controllo sull’ematocrito di Marco Pantani rivela un valore eccessivo per il leader della corsa rosa. Il “pirata” viene escluso dal Giro e sospeso dall’attività. Nell’atletica, il campione olimpico Linford Christie viene sospeso dopo essere stato trovato positivo al test del nandrolone.
2000: nasce in Italia la prima legge dedicata alla lotta al doping: è la n. 376 del 14 dicembre. L’articolo 1 fornisce la seguente definizione: “Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. Nel frattempo C.J. Hunter, campione del mondo di lancio del peso e marito della sprinter Marion Jones, viene trovato positivo per quattro volte al test del nandrolone.
2004: alla vigilia delle olimpiadi di Atene, i velocisti greci Kostas Kenteris ed Ekaterini Thanou, favoriti per la medaglia d’oro, simulano un incidente stradale per sfuggire ad un test anti-doping. È l’inizio di una lunga serie di controlli che porteranno alla fine a più di 20 squalifiche e l’amarezza del ricordo di un’edizione olimpica guastata dal doping. Poco dopo la fine dei giochi olimpici, il recordman dei 100 metri Tim Montgomery e la sua nuova compagna Marion Jones sono accusati di fare uso di sostanze illecite.
Negli anni 50 gli atleti dell'allora URSS e dell'Europa dell'est dominarono facendo uso di ingenti quantità di steroidi anabolizzanti. L'esasperazione delle caratteristiche mascoline erano evidenti in tali atleti. Pare che molti degli atleti maschi avessero un tale accrescimento della ghiandola prostatica che, per urinare, dovevano usare un catetere, mentre le donne avevano tratti mascolini tanto marcati, che si rendeva necessario, in alcuni casi, effettuare il test del DNA per accertare che fossero realmente donne. Questi paesi investirono grandi risorse sulla sperimentazione di nuovi farmaci, utilizzando gli atleti come cavie, arrivando addirittura ad alterare o a bloccare il normale sviluppo delle ginnaste. L’unico obiettivo era vincere e dimostrare che il proprio stato aveva un sistema che produceva una gioventù migliore. Per anni, nella Repubblica Democratica Tedesca, tutti gli atleti dovevano seguire programmi elaborati da medici e scienziati; coloro che rifiutavano di utilizzare il doping venivano letteralmente emarginati. In occidente, per tutta risposta, gli atleti capaci di affermare il primatovenivano pagati ingentemente per doparsi, e a medici e ricercatori venivano richiesti nuovi trucchi per poter migliorare le prestazioni e primeggiare. Parallelamente all’incredibile sviluppo del doping, è nata la lotta contro questo fenomeno: l’inizio fu in Italia, nel 1934. Nel 1961 fu aperto a Firenze il primo laboratorio europeo di analisi anti-doping. Dal 1964 (Olimpiadi di Tokyo) si iniziò ad effettuare un sistematico controllo anti-doping sugli atleti. Dal 1971 esiste in Italia una legge che punisce sia chi fa uso di sostanze proibite, sia chi le distribuisce agli atleti. Nel 1971 il CIO ha pubblicato una lista di sostanze proibite che viene periodicamente aggiornata.
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