Perché in inverno si fa più fatica a correre?
Durante il periodo invernale, molti atleti, lamentano una difficoltà oggettiva a correre e rispettare i tempi prefissati nelle varie sedute di allenamento. Nonostante ci si impegni come nelle altre stagioni, l’inverno e soprattutto le basse temperature, vanno ad inficiare considerevolmente la prestazione.
Eppure la tecnologia ha fatto passi da gigante ed anche nel campo dell’abbigliamento tecnico l’evoluzione è stata notevole, permettendo la fabbricazione di tessuti che proteggono considerevolmente dal freddo, mantenendo il corpo asciutto ed a temperatura costante. Tutto ciò però non è sufficiente.
Andiamo quindi a vedere quali sono gli aspetti da tenere in considerazione per analizzare nel modo corretto il risultato della nostra prestazione cronometrica.
Principio azotermico
Come tutti sappiamo, il nostro corpo “lavora” ad un temperatura di poco sopra i 36°C. Quando ci troviamo ad allenarci a temperature che superano di poco lo zero, il corpo deve necessariamente portare in temperatura l’aria introdotta. Questo processo parte dalle narici, dove abbiamo un primo riscaldamento e l’aria introdotta raggiunge i 31°C, per poi proseguire nella trachea dove viene portata a 35°C. Queste attività non sono “gratuite” ed in termini energetici comportano un afflusso si sangue nelle aree preposte a questo riscaldamento. Parte del sangue, di conseguenza, non sarà a disposizione dell’apparato muscolare ed avremo necessariamente una maggiore sensazione di fatica ed impegno per cercare di mantenere il ritmo prefissato.
Scarsa irradiazione solare, vitamina D
L’inverno alle nostre latitudini, non è certamente come nel nord Europa, ma è sempre abbastanza buio. Le giornate si accorciano notevolmente e quasi sempre gli allenamenti vengono fatti quando il sole deve ancora alzarsi o se ne é andato da tempo e le temperature rigide, obbligano il runner ad un abbigliamento di estrema copertura. Considerando che l’irradiazione solare permette al nostro corpo di produrre vitamina D per l’80% del proprio fabbisogno e solo il 20% viene introdotto tramite l’alimentazione, si comprenderà che questo periodo dell’anno non è certamente favorevole. Anche la diversa inclinazione con cui ci arrivano i raggi solari rispetto al periodo primaverile/estivo hanno la loro incidenza. La vitamina D è estremamente importante per il nostro corpo, infatti oltre a fissare il calcio nelle ossa, è importante nella fase del recupero fisico, in quanto agisce a livello muscolare, dei polmoni, degli occhi e sulla proliferazione cellulare.
Minore elasticità muscolare
In presenza di freddo, la prima reazione di una persona è rinchiudersi su se stesso. Questo per cercare quasi di trattenere il più possibile il calore corporeo ed esporre al freddo il meno possibile parti dello stesso. Diciamo che la stessa cosa avviene a livello muscolare, con una minore elasticità delle fibre che faticano maggiormente a contrarsi e distendersi. La sensazione è di una corsa maggiormente contratta e poco fluida. Ovviamente questo atteggiamento si riflette sugli appoggi del piede, la postura, la gestione del passo ed il tutto messo insieme rende maggiormente difficile il controllo dei ritmi di corsa e l’impegno profuso per mantenerli secondo quanto previsto.
In conclusione possiamo dire che per sopravvivere all’inverno, occorre amministrarsi bene mentalmente e non preoccuparsi se il tempo di una ripetuta non siamo riusciti ad ottenerlo, oppure il ritmo di corsa che dovevamo mantenere è risultato di poco più lento di quanto ci aspettavamo, proprio in considerazione dei fattori sopracitati.
In attesa di “climi” migliori continuiamo ad allenarci!
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