Perchè è importante curare la meccanica di corsa

di Andrea Cassanelli - Gio, 18/02/2021 - 18:31
Curare con costanza la meccanica di corsa è importante, sia per chi ha un ristagno prestativo, sia per chi vuole migliorarsi sulla distanza di riferimento

Capita spesso di sentir parlare di biomeccanica, tecnica ed efficienza nel gesto della corsa. Gli atleti di medio ed alto livello dedicano a questo aspetto particolare attenzione, in quanto estremamente importante col fine di sfruttare al meglio tutte le proprie potenzialità.

In questo ultimo periodo abbiamo visto cadere parecchi primati mondiali, come quelli sui 5.000 e 10.000 metri, sia in ambito maschile che femminile, alcuni dei quali resistevano da parecchio tempo. In queste prestazioni, oltre al talento dell’atleta ed agli allenamenti specifici, a molto è servita la meccanica di corsa e la forza necessaria per sostenerla. Già, perché non basta solo aver acquisito una buona tecnica, ma occorre anche avere la forza necessaria per mantenere quel gesto nel tempo, sempre in base alla distanza sulla quale dovremo misurarci.


Dovesse capitarvi di vedere una competizione dal vivo sia in pista che su circuito stradale, vedreste che durante i primi passaggi, tutti gli atleti, se pur con una propria tecnica, avrebbero una buona o quantomeno discreta meccanica di corsa. Con il passare dei giri la fatica comincerebbe a farsi sentire e vedreste che molti di questi atleti inizierebbero a modificare il proprio assetto, postura ed ampiezza della falcata, questo a causa del decadimento della forza necessaria al mantenimento di una buona spinta.

Curare la meccanica di corsa

Anche se sottovalutato da molti, curare la meccanica di corsa è un fattore su cui lavorare sempre con costanza negli anni, sia per chi ha un ristagno prestativo, che per chi vuole migliorarsi sulla propria distanza di riferimento. Mantenere la propria falcata naturale richiede forza e questa deve essere costante per tutto l’arco temporale della gara. Per far sì che questo avvenga, parlando in particolar modo di distanze superiori ai 3.000 metri, potremo lavorare principalmente in due semplici maniere:

1. Tramite salite su distanze che andranno dai 300 ai 500 mt

2. Tramite esercitazioni di andature che arriveranno anche a 80/100 mt



meccanica di corsa

Per quanto riguarda le salite, trattandosi di distanze abbastanza lunghe, non sarà importante tanto la velocità di esecuzione, per quanto svelta, ma il mantenimento costante della spinta dei piedi.

In merito alle andature, trattandosi di esercitazioni abbastanza pesanti, consiglio di partire con serie sui 40 metri, aumentando di 10/20 mt ogni settimana, per permettere un lavoro progressivo muscolare ed un adattamento costante.


Tali esercitazioni andranno eseguite nel periodo di costruzione almeno per un paio di mesi. All’atleta amatore che non è seguito da alcun tecnico, reale o virtuale che sia, consiglio di essere molto graduale inserendo una seduta specifica di queste una volta a settimana, alternando tra le due tipologie. Inserirle entrambe nella stessa settimana, soprattutto per atleti che svolgono dolo 3 sedute, potrebbero avere un effetto controproducente e generare il rischio di infortunio.

Si tratta pur sempre di sedute abbastanza impegnative non tanto aerobicamente, quanto muscolarmente e l’atletica si sa, esige rispetto.

Ritratto di Andrea Cassanelli
Atleta e Tecnico Fidal tesserato per la S.G. La Patria Carpi
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