L'importanza della preparazione mentale

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La mente gioca un ruolo fondamentale nel percorso da percorrere se si vogliono raggiungere degli obiettivi

Da poche settimane si sono concluse le Olimpiadi di Tokyo e da pochi giorni le non meno importanti Paralimpiadi, perché se è vero che non ci sono prestazioni assolute in termini di misure e tempi, lo sono per costanza e determinazione. Tutti abbiamo tifato e tifiamo tuttora per i nostri atleti impegnati nelle varie discipline, molto spesso senza aver chiaro l’impegno fisico e mentale che sta dietro queste prestazioni.

Partendo da Marcel Jacob arrivando a Beatrice (Bebe) Vio, dietro quei volti ed a quelle prestazioni atletiche ci sono retroscena incredibili che fanno venire la pelle d’oca solo al pensiero.

Non tornerò sulle storie di questi atleti già abbondantemente esposte dai vari social e testate giornalistiche, ma su quanto sia importante ed ammetto di averlo più volte sottolineato, l’aspetto mentale nella prestazione di tutti gli atleti, professionisti e non!
Che si tratti di 100 metri o 42 chilometri, del valicamento di un’asticella o una grave infezione che mette a repentaglio la nostra integrità, il nostro cervello è in grado di far reagire positivamente o negativamente il nostro fisico. Più volte è stato detto che la parte muscolo scheletrica di un uomo è solo una macchina alla cui guida siede il cervello. Pensieri positivi saranno in grado di farci superare gli ostacoli mentre di contro quelli negativi non ce lo faranno nemmeno affrontare.





Raggiungere i propri obiettivi

Questo torna molto utile quando ci prefissiamo un obiettivo.

Quasi tutti gli atleti con un minimo di agonismo si prefiggono l’obiettivo di migliorarsi. Dietro la parola migliorarsi, inevitabilmente, risiederà un lavoro più o meno intenso che creerà in noi disagio, fatica ed un po’ di dolore. Nel caso in cui la nostra mente non sia pronta a sopportare queste frustrazioni, risulterà impossibile procedere nel percorso di sviluppo, in quanto saremo noi stessi a mettere le barriere.

Prima di porci un traguardo dovremmo farci una domanda. Quanto sono disposto a soffrire per raggiungerlo?

Il traguardo, per essere raggiungibile, dovrebbe essere la risposta a questo quesito, perché anche se in fase iniziale sembrerà tutto semplice, via via che l’impegno aumenta la fatica si farà sentire e la voce che ti consiglierà di interrompere diventerà sempre più forte. La nostra capacità di contrastare quella voce trovando in noi le motivazioni e gli stimoli necessari ci faranno raggiungere l’obiettivo.

Sicuramente non avremo la possibilità di vincere un oro olimpico, quello appartiene a pochi eletti sul pianeta, ma la nostra personale medaglia è dietro l’angolo, sta a noi trovarla e mettercela al collo.

Buone corse!

Ritratto di Angelo Mencaroni
Classe 1989, Regista Autodidatta del primo programma televisivo a cadenza settimanale sull'Atletica Leggera chiamato "Riflettori sull'Atletica".
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Nasce a Torino il 09 settembre 1963; manager per un Industria del settore Gomma-Plastica; innamorato da 32 anni di Maria Grazia, sposato da 25, padre di due splendide bimbe Noemi di 21 anni e Irene di 19 anni; da sempre ama lo sport, corre da 34...
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