Il circuit training modificato intensivo

Scienza, tecnica, atletica

di -

MEZZOFONDO

Monitoraggio del circuit training modificato intensivo nel mezzofondo

di Luca Del Curto

Recentemente gli studi sulle discipline di resistenza si sono interessati non solo dell’aspetto energetico, ma anche dell’importanza della forza e di fattori neuromuscolari quali determinanti la performance (Paavolainen ed altri, 1999; Spurrs ed altri, 2003; Berg, 2003; Millet ed altri, 2002; everitt ed alti, 1999; Kaiser, 2003; Saunders ed altri, 2004; StCLair Gibson e Noakes, 2004; Verchošanskij, 2005; Nummela 2006).

Considerando fondamentale l’unione tra le intuizioni del campo e le scoperte scientifiche si è pertanto deciso di analizzare a fondo un particolare tipo di allenamento di forza speciale per i mezzofondisti: il circuit training modificato intensivo. Esso consiste nella ripetizione di esercizi di forza speciale (durata di 30”), alternati a corse di 200 metri.Al termine della serie di esercizi si corre una prova sui 1000mt a velocità sostenuta (superiore alla soglia anaerobica). A nove atleti di buon livello e buona esperienza è stato fatto effettuare un test incrementale su treadmill per la determinazione del massimo consumo di ossigeno. In seguito i soggetti si sono sottoposti ad una tipica seduta di allenamento di circuit training modificato intensivo su una pista di atletica di 400mt (due classici circuiti intensivi della durata media di 9’48”±38” e di 9’25”±22”). Qui sono stati presi in considerazione sia dati metabolici, registrati mediante l’attrezzatura portatile per l’analisi dei gas respiratori, (k4b2 Cosmed – Roma, Italia) che dati meccanici (Optojump – Bolzano, Italia), oltre alla frequenza cardiaca (cardiofrequenzimetri Polar s810 – Finlandia) I risultati del test incrementale hanno confermato il livello medio-alto degli atleti presi in considerazione, se confrontati con altri dati presenti in letteratura (Lacour ed altri,1990; Paavolainen ed altri,1999; Nummela ed altri,2006; Houmard ed altri,1990). Infatti il dato medio di VO2max è di 67,01±4,60 ml/kg/min. Le velocità massima raggiunta nel test (Vmax) può essere messa in relazione con la vVO2max (velocità massima aerobica) secondo la definizione di Noakes (1988). Questa variabile si è dimostrata essere un buon parametro di valutazione, date le elevate correlazioni con i primati personali degli atleti nelle varie distanze del mezzofondo,similmente a quanto riscontrato da Lacour ed altri L’analisi dei gas respiratori è stata effettuata sia per ciascun circuito considerato interamente, che per ognuna delle sue due parti costituenti, ossia quella con gli esercizi e le corse di 200 metri e la prova finale sui 1000mt. Inoltre, è stato analizzato l’andamento dei parametri VE, VO2, e FC  durante la fase di recupero tra i due circuiti modificati. Il consumo di ossigeno medio nei circuiti intensivi si attesta rispettivamente all’87,23±3,52% e all’ 87,61±2,75% rispetto al VO2max, con coefficienti di variazione di 4,0 e 3,1 Nella prima parte del circuito questo valore è rispettivamente 84,36±3,79% e di 84,95±3,05%, mentre nella prova sui 1000 il dato medio sale a 92,90±3,45% e 93,46±3,66%. La FC si mantiene su livelli alti, ad una percentuale del 90,34±2,82% e 91,99±3,13% di FCmax nei due circuiti. Per quanto riguarda VE, alcuni soggetti superano, nelle prove sui 1000mt, il valore massimo registrato nel test incrementale. E’ anche interessante notare come il quoziente respiratorio esterno (R) cali vistosamente nel secondo circuito rispetto al primo per tutti i soggetti, a dispetto di una prestazione del tutto simile. I tempi di contatto e di volo sono stati registrati ad ogni passaggio sulla linea del traguardo per la prova sui 1000mt, oltre che in due esercizi (skip e saltelli a ginocchia bloccate), e nei test di forza proposti agli atleti dopo la fase di riscaldamento e al termine di ciascun circuito (Squat Jump,SJ e Counter Movement Jump, CMJ) In entrambi i circuiti rispetto alle condizioni di riposo i tempi di volo nel CMJ calano vistosamente per ciascun atleta (in media -27msec e -18 msec), così come si riducono i tempi di volo medi nell’esercizio di saltelli a ginocchia bloccate tra i due circuiti (in media -17 msec). Nello SJ e nell’esercizio di skip il peggioramento prestativo è invece più eterogeneo tra i soggetti, nei due circuiti. Dall’analisi dei tempi di contatto e di volo nelle fasi di corsa si è effettuata un’analisi della distribuzione ritmica (passi al secondo) nei vari passaggi delle prove sui 1000mt. Nel primo 1000 la maggior parte degli atleti imposta la prova su frequenze troppo elevate, mentre nella seconda si assiste ad una gestione più efficace delle frequenze nei vari passaggi, a parità di velocità. In ultima analisi, si può affermare che questo metodo di allenamento è in linea con le acquisizioni scientifiche più recenti che mettono in risalto l’importanza dell’allenamento di forza nel mezzofondo. Esso andrà quindi inserito in ogni periodo della stagione ed integrato con mezzi che portino ad una saggia gestione ritmica, e quindi dell’economia del gesto, alle velocità specifiche di gara. Ciò andrà di pari passo con uno sviluppo dei sistemi energetici utili ai fini della performance in una certa distanza di gara. Il circuit training modificato intensivo si presenta quindi come un allenamento attraverso cui si è in grado di stimolare in parallelo le caratteristiche fondamentali di un mezzofondista

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Appassionato di Sport cerca da sempre da correlare la sua passione alla pratica clinica fisioterapica. Si laurea in Fisioterapia nel 2018 con il massimo dei voti all'Università di Pisa, con tesi in via di pubblicazione sulla tendinopatia...
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Mattia Roppolo, PhD, è Chinesiologo (laurea in scienze motorie) e Osteopata (DO). Si occupa anche di allenamento e preparazione atletica per le discipline di Mezzofondo/Fondo, Trail Running e Triathlon. È l’ideatore e sviluppatore del progetto “...
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